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Capodanno on the road attraverso l’ Europa centro-orientale

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Capodanno on the road attraverso l’ Europa centro-orientale

Come da vigilia di ogni viaggio mi sono ripromesso di andare a letto prestissimo, perché altrettanto presto dovrò svegliarmi. Un proposito che viene puntualmente tradito, vuoi per gli ultimi preparativi, vuoi per la difficoltà a prendere sonno prima di una nuova avventura. Quando la sveglia suona squarciando il silenzio della notte sono le 5 del mattino, ed io ho dormito appena 3 ore. Vorrei rimettermi e riposare sotto le calde coperte, ma mi conviene prepararmi alla svelta, prima che arrivi Gloria a prendermi. Ho come l’impressione che il freddo stamattina sia molto più intenso, quasi troppo. Forse per la stanchezza, forse per l’orario. O forse perché fa più freddo e basta. Un buon inizio considerato che stiamo andando in giro per l’Europa verso posti freddissimi e che il punto di partenza dovrebbe essere quello più caldo. Riesco a trascinarmi verso gli ultimi preparativi e poi sono pronto per andare. Recuperiamo il resto del gruppo e imbocchiamo l’autostrada in direzione Milano: anche se siamo ancora poco attivi per l’orario, il viaggio è ufficialmente iniziato.

Itinerario: Torino – Graz – Vienna – Bratislava – Budapest – Zagabria – Lubiana – Torino
Giorni di viaggio: 9
Mezzo: family car

Giorno 1

Giungiamo a Graz poco dopo l’ora di pranzo. L’impressione, entrando in città è tutt’altro che positiva: la periferia sembra trascurata ed il cemento abbonda fin quasi all’abuso. Il nostro ostello è a lato della stazione, la camera non è male ed è provvista di tutte le comodità, ma la pulizia lascia un po’ a desiderare. Il freddo per ora non è troppo eccessivo rispetto a Torino e dopo esserci sistemati velocemente ci dirigiamo verso il centro., dove i parcheggi sono pressoché tutti a pagamento ed anche abbastanza cari.

Graz nel suo centro storico è sicuramente una città molto carina. Architettonicamente è molto valida ed alterna bene edifici moderni a costruzioni storiche dal classico stile austriaco. Giriamo le vie centrali e ci fermiamo a mangiare un boccone, idealmente il nostro pranzo, anche se sono ormai le 17 passate. Percorriamo la breve salita che porta alla fine del centro storico, in cui sono posizionati i locali notturni, anch’essi molto eleganti. La città è davvero piccola, per cui in un paio d’ore abbiamo già percorso tutto il centro. Ciò che si nota immediatamente è la mancanza di vitalità del luogo, come ci trovassimo all’interno di un gioiellino spento.

Ci spostiamo di poco per andare a vedere una costruzione avveniristica rinominata “Blob”, per la sua forma tumeforme.  L’edificio ospita un museo d’arte contemporanea ed è un esempio di architettura ecosostenibile, seppur abbia un impatto visivo decisamente forte all’interno del contesto cittadino in cui si trova. Purtroppo non è illuminato come suo solito, per cui decidiamo che torneremo la mattina seguente a vederlo con la luce. Il freddo inizia a farsi sentire prepotente, per cui decidiamo allo stesso modo di rimandare al mattino anche la visita al castello che svetta sulla città. Giusto il tempo di goderci lo spettacolo dell’auditorium illuminato sul fiume che si trova proprio di fronte al Blob e torniamo nella zona dei locali per chiuderci al caldo e bere qualcosa. La sosta si prolunga a quasi due ore e, quando usciamo, lo facciamo solamente per dirigerci verso il ristorante tipico austriaco, in cui apprezziamo le specialità della zona. Il piatto forte è composto da gnocchi gratinati con cipolle fritte e formaggio e contorno di crauti crudi. Immancabili, naturalmente, i Pretzel. Tutto buonissimo ma anche pesante e fatichiamo ad arrivare a fine pasto.


Giorno 2

La sveglia suona presto, la notte non è stata delle migliori a causa del materasso in pietra e degli gnocchi ribelli, ma abbiamo ancora delle cose da vedere prima di spostarci a Vienna. Una colazione abbondante in un ottimo locale di fianco al Kunsthaus e siamo pronti a goderci il “capolavoro” illuminato a giorno. Niente, ci rendiamo conto che forse non averlo illuminato la sera precedente è stata un’ottima scelta. Intraprendiamo dunque la salita che porta al castello, resa abbastanza impegnativa dai residui di neve ghiacciata. Lo spettacolo dall’alto è però meritevole lo sforzo. Un campanile atipico, tozzo e basso, domina la città giusto ai piedi del castello di Schlossberg, a cui non accederemo per carenza di tempo. Termina così la nostra avventura a Graz, città carina se siete nei paraggi ed in cerca di una meta per una gita domenicale, ma da cui non potersi aspettare di più.

In un paio d’ore siamo a Vienna, dove trascorreremo la notte di San Silvestro. Alloggiamo in una casa trovata su AirBnb, arredata con gusto e molto ben tenuta dalla proprietaria. E’ sempre curioso provare a farsi un’idea della vita e della personalità dei proprietari solamente attraverso ciò che i loro alloggi hanno da mostrare. Non perdiamo tempo ed andiamo subito verso il centro, dove c’è un’infinità di punti d’interesse ad attenderci.

Fervono i preparativi per festeggiare l’arrivo del nuovo anno e questo causa un ulteriore condensarsi di turisti e visitatori. A Stephansplatz, piazza sede del Duomo, è quasi difficile muoversi, ed il flusso di persone prosegue per tutto il centro, nelle vie adiacenti alla piazza. Il centro storico di Vienna è un vero gioiello che trasuda storia ed eleganza da ogni angolo. Edifici, negozi, decorazioni natalizie: sembra di essere in un quadro ottocentesco vivente. Ad aumentare questa sensazione l’ingente numero di carrozze in giro per la città. Praticamente frequenti quanto i taxi a Torino.

Una delle bellissime statue del palazzo di Hofburg a Vienna

Seguendo Kohlmarkt ci troviamo a Michaelerplatz, dove un passaggio porta a quello che sembrerebbe un cortile interno, ma che si rivela essere Josefsplatz, che precede l’immensa piazza Heldenplatz, su cui si affacciano diversi edifici chiave della storia austriaca. Qui vi sono infatti la Biblioteca Nazionale, Hofburg (residenza reale) ed intorno possiamo scorgere il Parlamento, il Weltmuseum e Neue Burg. Dall’altra parte della strada troviamo la piazza Maria-Theresien-Platz, ai cui lati sono presenti i musei di storia e scienze naturali. Al centro della piazza è sito un ennesimo mercatino di Natale, una vera e propria istituzione qui, a vedere quanti ne sono dislocati per la città.

Dopo esserci avvicinati al Parlamento per osservarlo da vicino, attraverso Ringstrasse e Universitatsring giungiamo in piazza Rathausplatz. Qui, assolutamente inaspettato, troviamo un mercatino di Natale. Non ci lasciamo però distrarre da questa sorpresa e prestiamo attenzione al Rathaus (da cui il nome della piazza), imponente e stupendo edificio  che sorprendentemente ospita il municipio, seppur sembri più una cattedrale o un palazzo per concerti. Vi è anche un teatro posto esattamente di fronte al municipio, dall’altro lato della strada. Decidiamo che sarà questa la piazza in cui trascorreremo il conto alla rovescia, aspettandoci uno spettacolo pirotecnico coi fiocchi. A lato della piazza è anche presente una pista di pattinaggio immensa e strutturata a percorso diramato, ma il tempismo è talmente perfetto da far sì che questa sia chiusa soli due giorni in tutto l’inverno: quelli della nostra permanenza in città. Il freddo è quasi insopportabile e ci costringe a rifugiarci in un pub prima di tornare verso l’auto e poi a casa per i preparativi al veglione. Il nostro cenone è atipico; ci adeguiamo alle usanze locali che poca importanza danno al pasto di San Silvestro e ceniamo takeaway. E’ il nostro unico momento di risparmio in Austria; paradossale, lo so.

Vienna, Austria. Uomo immerso nella sua casetta di pupazzi in vendita

Per affrontare il grande freddo della nottata ci vestiamo all’inverosimile. Tra la mole di indumenti addosso ed il calore della folla riesco a stare quasi bene. Spero solo di non dover entrare in qualche locale per non dovermi sottoporre ad una sauna pretaporter, ma soprattutto di non incontrare la donna della mia vita quella sera stessa, perché mi giocherei tutte le chance in maglia termica e calzamaglia, accostamento terribile anche per un’austriaca imbottita di vin brulé (gluhwein). Le nostre aspettative sullo spettacolo in piazza vengono clamorosamente disattese. L’esibizione musicale sembra non decollare mai, la massa si fa sempre più folta e prendere qualcosa da bere diventa un’impresa quasi quanto non perdersi. Passiamo così tutto il tempo che ci separa dal countdown a muoverci a mo’ di trenino, sperando che nessuno ci scambi per i buontemponi che ballano ogni canzone così per non creare un codone infinito alle nostre spalle. Fortunatamente gli austriaci non hanno la cultura del “Maracaibooo” e possiamo muoverci “liberamente” tra uno stand e l’altro. Una sorta di Oompa Loompa di etnia e sesso non ben specificati ci delizia con una versione acustica di “Ginghelberg”, probabilmente la (sua) traduzione tedesca di “Jingle Bells”, ma dopo un attimo di smarrimento generale lo perdiamo tra la folla, verosimilmente intento ad intrattenere ogni gruppetto con il suo inedito.

E’ ormai il momento del conto alla rovescia, dal Rathaus si affacciano gli ospiti della festa che si tiene all’interno e tutto lascia presagire ad uno show pirotecnico da urlo con questa splendida piazza a fare da cornice. Ebbene, nulla di tutto ciò. I fuochi sono sparati a caso ai lati della piazza, dietro agli alberi, lanciati in aria tanto per far baccano, senza la minima variazione di forme o colori. I classici, semplici fuochi rotondi ripetuti in loop; un po’ poco per una capitale europea dall’elegante bellezza conclamata. Un po’ poco per chi viene dalla periferia torinese e solo affacciandosi dal balcone di casa è abituato ad assistere a palazzi ricoperti di fumogeni e scene di guerra pirotecnica degne della miglior Baghdad. Ah, dimenticavo, ad accompagnare i fuochi l’originalità austriaca ha optato per una musica celebrativa ricca di pathos: il Valzer. Inaspettato quanto un mercatino di Natale. Ma la notte è ancora giovane e vogliamo iniziare il 2017 al meglio. Seguiamo il percorso che attraversa le vie del centro e che in ogni piazza propone un palco dal diverso genere musicale.


Giorno 3

Per il nostro ultimo giorno a Vienna vogliamo concederci le specialità del luogo, quindi andiamo a caccia di Sacher e Palle di Mozart, che è un nome che si presta a cattive interpretazioni, ma altro non si tratta che di cioccolatini di forma sferica. Troviamo la prima in una catena di caffetterie chiamata Aida. A meno che non abbiate un particolare feticismo per i locali stile anni ’60 in cui abusano del colore rosa, non mi sentirei di consigliarvi l’esperienza. Piuttosto vi direi di prendere la vostra Sacher da portare via, in quanto è l’unica cosa che valga davvero la pena. Effettuata la carica di energia mattutina, siamo pronti per affrontare la giornata, che sarà dedicata a castelli e case di Vienna.

Per primo quello di Belvedere, al cui interno sono esposte le opere di Gustav Klimt, celebre per “Il bacio“. L’edificio riprende la classica forma di una reggia, pur non presentando dimensioni esagerate. Non manca un ampio giardino con tanto di laghetto artificiale e bizzarre sculture di teste di vari animali. In particolare, il freddo ha ghiacciato il laghetto, creando un bellissimo effetto specchio del castello. Davanti all’ingresso decine di persone si accodano per andare a formare a turno l’1 mancante nel grande “2017” esposto, in quello che parrebbe essere un esperimento sociale (spero).

Subito dopo tocca alla Hundertwasserhaus, un’eccentrica casa costruita da Friedensreich Hundertwasser. L’edificio ricorda molto quelli di Gaudì per forme e colori e lo stesso si può dire della galleria commerciale (e dei suoi gadget) che vi si trova di fronte. La zona merita comunque una visita.

La Hundertwasserhaus a Vienna, l'armonia tra uomo, arte e natura

Ci spostiamo quindi verso l’edificio più famoso, il castello di Schönbrunn. Nel cortile frontale, manco a dirlo, un mercatino di Natale. Questa volta però è una manna dal cielo, perché il freddo è praticamente insopportabile ed avere la possibilità di bere qualcosa di caldo è decisamente apprezzabile.

Terminato il “giro-castelli”, torniamo nel centro storico, dove la nostra attenzione si concentra sugli edifici più significativi ed eleganti, come l’Albertina Museum ed il Teatro dell’Opera. E’ ormai ora di cena e la scelta ricade su “Ribs of Vienna”, una steak house dalle porzioni maxi in cui trovare qualsiasi specialità di carne, compresi gli immancabili Schnitzel. Il locale è sempre pieno e bisogna attendere un po’ prima di accomodarsi, ma qualità e cordialità del servizio sono impeccabili.

Vienna e il suo stile esclusivo con il teatro dell'Opera


Giorno 4

Termina l’avventura austriaca, con tutti i suoi pro ed i suoi contro. Vienna è una città che merita di essere vista per il carico di storia ed eleganza che si respira in ogni suo angolo.

La prossima meta è Bratislava, tappa intermedia prima di arrivare a Budapest. La capitale slovacca non è di dimensioni esagerate, per cui ci fermeremo solo un giorno. Al nostro arrivo troviamo un leggero nevischio ed un panorama imbiancato dalle precipitazioni dei giorni precedenti. La città sembra da subito piccolina e poco viva, infatti non c’è molta gente in strada. Dopo esserci sistemati presso l’ostello, dobbiamo soltanto risolvere il problema del parcheggio: tutti quelli nei dintorni dell’ostello sono riservati ai residenti e fatichiamo a comprendere quali tra gli altri siano a pagamento o meno. Trovare qualcuno che parli inglese tra i locali è difficile, ma lo è di più trovare chi conosca le regole relative al parcheggio. Dopo aver trovato solo tanta incertezza nei posteggiatori più giovani, penso di aver trovato sicurezza in un postino, il quale però è confuso su quali posti siano da pagare: strisce bianche o blu? Lui propende per le seconde, ma quando gli faccio notare che nel resto del mondo è l’opposto, le sue certezze crollano. In mio soccorso giungerà per fortuna il receptionist di un albergo.

Percorriamo a piedi la strada che ci separa dal centro storico, sulla quale ci imbattiamo nel Palazzo Presidenziale. Davvero piccolo e anonimo per essere un edificio di tale importanza, ma scopriremo che la sera si illumina peggio dell’albero di Natale in Piazza San Pietro, rendendolo più la versione gigante di un Tir notturno. La città vecchia è molto caratteristica: dalla torre dell’orologio si sviluppa la strada principale con i suoi negozi tipici, da cui si diramano le stradine che portano al resto dell’antico villaggio. Seppur piccola, la città vecchia è ricca di edifici storici, molti dei quali però non segnalati o lasciati in totale stato di abbandono. Subito dopo la piazza principale, ci fermiamo ad osservare da  vicino la statua dell’uomo al lavoro, che consiste in un operaio che fa capolino da un tombino aperto.

Giungiamo alla piazza del Teatro dell’Opera, da cui una gentile ragazza ci accompagna verso la Chiesa Blu. Questa particolare chiesa presenta non solo il bizzarro color cielo, ma la sua intera forma è ispirata ad una torta decorata. In pratica l’intera chiesa sembra ricoperta di glassa di zucchero. Davvero splendida, peccato averla trovata chiusa e non aver avuto la possibilità di vederne gli interni. I continui richiami al cibo, uniti all’attività fisica e al freddo sempre più pungente, ci suggeriscono che è ora di pranzo.

Consumiamo il pasto in uno splendido locale chiamato “Urban House”, in cui ambiente e specialità ci spingerebbero a passarvi l’intera giornata. L’hamburger all’avocado e le “banana chips” sono squisiti.

Purtroppo giunge il momento di tornare nel mondo esterno, e completiamo il giro del centro storico che ci riporta sulla via principale, da cui prendiamo la salita che ci porta al Castello di Bratislava. Prima però ci fermiamo un attimo a visitare la Cattedrale, in cui a dire il vero ci imbattiamo sbagliando strada. Il Castello è posto su una collina che domina la città e da cui si gode di una vista eccezionale. L’edificio in sé è molto minimale, quasi troppo, ma sicuramente lo rende diverso dai classici castelli europei a cui siamo abituati.

Dettaglio di una cattedrale gotica con i suoi Gargoyles a Praga

La zona è praticamente isolata ed il freddo, al calare del sole, si è fatto praticamente irresistibile. Terminate le foto di rito (purtroppo il panorama è rovinato dalla nebbia), ci mettiamo in moto per tornare indietro.

A cena mangiamo l’Halusky, un piatto tipico slovacco composto da gnocchi accompagnati da formaggio bryndza e bacon. Ci confrontiamo per la prima volta con la città “nuova” quando ci rechiamo verso uno dei ponti da cui poter fotografare il più famoso ponte con l’Ufo (così nominato perché presenta una torre panoramica a forma di navicella Ufo proprio sopra la strada) con alle spalle il Castello. L’esperienza notturna in certe zone non è entusiasmante, ma una volta trovato il posto giusto il panorama ripaga di tutto. Terminiamo l’esplorazione di Bratislava con l’enorme obelisco dedicato ai caduti russi, nel punto più alto della città. Da qui è visibile l’intera città nuova, che non sembra poi così piccola in verità. Un po’ coperti, ma comunque visibili, anche il Castello e l’Ufo.


Giorno 5

Ci spingiamo più all’interno della città nuova per fare colazione e fare provviste per il viaggio nell’ampio centro commerciale , poi partiamo in direzione Budapest. Alla frontiera con l’Ungheria facciamo un altro pieno di gentilezza da parte di un’impiegata addetta alla vendita dei tagliandi per poter circolare in autostrada. Giusto per non abituarci subito bene nel nuovo Paese.

Budapest appare stupenda già a primo impatto mentre entriamo in città. Qui si uniranno al gruppo Andrea e Melissa, che ci raggiungono da Torino, e ritroveremo, quasi per caso, il coinquilino di Shady dei tempi olandesi Alessandro, qui in vacanza con la ragazza Katherine. Il nostro ostello non è distante dal centro e possiamo spostarci a piedi. Dopo un rapido pranzo a Vörösmarty tér, ci dirigiamo verso le rive del Danubio, da cui possiamo ammirare la miriade di splendidi ponti e la cittadella che si staglia oltre la riva opposta. Un panorama stupendo, reso ancora più magico dalle luci serali (pur essendo appena le 16:30). Attraversiamo il celebre Ponte delle Catene per arrivare sulla riva opposta e salire alla Cittadella. Da qui si ammira l’intera città con le punte del Parlamento e delle chiese circostanti ed il Danubio che si insinua tra i ponti come un lunghissimo serpente. Alle nostre spalle l’enorme Castello Reale.

Un consiglio: se volete evitare di pagare il biglietto per la funicolare, potete tranquillamente salire a piedi; la salita non è proibitiva ed è anche provvista di ascensori e scale mobili gratuiti, seppur nascosti. Dopo una birra (o una cioccolata calda, a seconda dei gusti) in un desolato locale dal personale ostile (tanto per cambiare), terminiamo la giornata con una cena a base di zuppa di goulash, squisita specialità ungherese.


Giorno 6

Incontriamo Andrea e Melissa davanti alla basilica di Santo Stefano, che visitiamo dopo una sostanziosa colazione in zona. Qui troviamo un barlume di gentilezza quando l’anziano custode ci lascia entrare gratis (forse per non dover aspettare che tiriamo fuori le monete, vista la nostra difficoltà con i fiorini).

Ha iniziato a nevicare copiosamente, e dalla basilica andiamo verso il Parlamento, che da vicino e con la luce del giorno sembra ancora più imponente e pomposo con le sue guglie.

Ragazza sotto la neve di Budapest in Ungheria. Un freddo tremendo

Purtroppo i biglietti per le visite guidate all’interno terminano rapidamente e non troviamo posto nemmeno per il giorno seguente. Intorno non mancano altri edifici storici, come la Biblioteca Nazionale. Poco distante, sulle rive del fiume, un monumento in ferro dedicato ai morti nel Danubio durante la seconda guerra mondiale, composto da scarpe lasciate sull’argine.

Il Ponte delle Catene, uno dei simboli della città di Budapest

La seconda metà della giornata è interamente dedicata al relax presso le famose terme di Szechenyi. In queste terme storiche, risalenti agli inizi del secolo scorso, si trovano vasche all’aperto, per rilassarsi al caldo nonostante la temperatura sia prossima allo zero, ed altre all’interno, con tanto di saune e bagni turchi di vario tipo. Qui il gruppo è al completo e la tentazione è quella di non andare più via. Anche perché appena usciti dalle vasche si congela e gli asciugamani sono fradici per le precipitazioni. La sera siamo fin troppo rilassati; in pratica siamo in coma post-terme e ci trasciniamo appena a cena.


Giorno 7

E’ l’ultima giornata in quel di Budapest e dopo il relax del giorno precedente ci aspetta la camminata più impegnativa. Si sale infatti al Bastione dei Pescatori, da cui si ha una splendida vista panoramica sull’intera città. Le sue particolari torri e colonne dalla forma fiabesca aggiungono ulteriore suggestione ad un panorama già di per sé mozzafiato.

Come al solito il freddo è a malapena sopportabile, ed il fatto di trovarci nel punto più alto della città non aiuta, nonostante la giornata sia serena e soleggiata. Sulla strada che porta alla salita per il Bastione abbiamo una visuale completamente diversa del Parlamento e del ponte delle Catene visti dalla parte opposta del Danubio.

Riscendendo dal Bastione percorriamo la strada che porta alla cittadella visitata il primo giorno, avendo così la possibilità di rivederla con la luce del sole, ma soprattutto di vederne il lato posteriore. Lungo il cammino ci imbattiamo nell’attore americano Beau Mirchoff, “famoso” per l’interpretazione in “Awkward” (in Italia “Diario di una nerd Superstar”), che riconosciamo solo perché Melissa era certa di averlo già visto il giorno prima alle terme. Anche questa volta però perde l’attimo per fermarlo, e io posso tornare a bramare la calda zuppa che mi aspetta per pranzo.

Zuppa (di pesce, come suggeritoci da un’amica del luogo, così come il langos) che finalmente è nostra appena torniamo in centro città, dove troviamo un ristorante tipico ungherese eccezionalmente ancora aperto per pranzo nonostante siano ormai le 16.

Dopo un ultimo rapido giro in centro è tempo di andare a pattinare nell’immensa pista ghiacciata di fianco a Piazza degli Eroi, a due passi dalle terme di Szechenyi. L’impianto si estende su un laghetto ghiacciato di 12.000 m2  ed è la pista di pattinaggio più grande d’Europa. Costruita nel 1926, comprende un’ampia zona al chiuso dove pagare, affittare i pattini, cambiarsi, e depositare borse e scarpe. Il prezzo è più che onesto e vi sono riduzioni per studenti. A lato della pista è presente il piccolo ma elegante castello di Vajdahunyad. Una volta chiusa la pista, ci dedichiamo ad uno sguardo più approfondito della grande Piazza degli Eroi con i suoi monumenti ed edifici e ceniamo in un pub scelto a caso per la stanchezza.

Termina così anche la tappa di Budapest, il gruppo si riduce di nuovo, dovendo salutare Andrea, Melissa, Alessandro e Katherine ed il rientro in Italia si fa sempre più vicino. Ma mancano ancora Zagabria e Lubiana.


Giorno 8

Salutiamo Budapest liberandoci degli ultimi Fiorini rimasti per fare colazione e provviste e ci mettiamo in viaggio verso Zagabria. La temperatura scende sempre di più e nella capitale croata saremo a -6 gradi. Prima di arrivare in Croazia, però, facciamo sosta presso il grande lago Balaton, che proprio a causa delle temperature così rigide è interamente ghiacciato. Lo spettacolo è davvero affascinante, anche perché non è facile comprendere come un lago di queste dimensioni possa congelarsi interamente. Di fronte a noi un’immensa distesa di ghiaccio, su cui camminano liberamente alcuni uccelli, i quali approfittano dell’unica piccola spaccatura per pescare le loro prede. Scendiamo dall’auto per avvicinarci alla riva e fare qualche foto migliore, e solo a quel punto capiamo in pieno come sia possibile un tale scenario. Veniamo travolti da un vento gelido fortissimo. Mantenere l’equilibrio è quasi difficile, ma lo è soprattutto resistere al freddo tagliente che ti soffia addosso. Il tempo di scattare tre foto ed ho la mano praticamente viola; provo anche a girare un breve video ma sono costretto ad interromperlo per ripararmi dal vento. Risultato: 5 secondi di ripresa, di cui almeno 4 di imprecazioni da parte mia e dei miei compagni d’avventura. Ne è valsa sicuramente la pena visto il panorama meraviglioso, ma ritorniamo in macchina ben contenti di poterci scaldare e ripartiamo verso Zagabria.

Nonostante le temperature freddissime, i croati sono molto calorosi ed accoglienti. L’ostello è carino e ben tenuto ed il personale molto disponibile e voglioso di chiacchierare. Dopo esserci sistemati usciamo subito alla scoperta della città, che, per quanto piccola, ha diversi punti di interesse. Il nostro ostello si trova a due passi dalla Cattedrale dell’Assunzione e da Ban Jelačić, piazza principale di Zagabria. Da qui si risale lungo una viuzza tradizionale che porta alla Città Vecchia, posta su un altopiano.

Dopo essere passati attraverso la Stone Gate (l’antica porta della città), ci fermiamo ad osservare la chiesa di S. Marco, con il suo particolare tetto decorato in piastrelle colorate. A pochi passi da noi un addetto accende i lampioni con un lungo bastone a cui fa capo un lumino, come avveniva prima della diffusione dell’energia elettrica. L’uomo indossa una lunga mantella ed un cappello classici dell’800 e il tutto contribuisce a farci vivere un breve tuffo storico nel passato.

Giungiamo presso la terrazza panoramica da dove si può vedere l’intera città dall’alto. Un magnifico tramonto accompagna la nostra permanenza, rendendo la vista ancora più suggestiva. Da non perdere anche l’enorme murale “3D” della balena fluttuante, realizzato sulla facciata di un palazzo. Inizia a farsi buio e, dopo una rapida sosta al Museo dei cuori infranti – letteralmente “Museum of Broken Relationships” (delle relazioni interrotte), un piccolo museo in cui sono esposti oggetti e storie ricordo di relazioni finite, siano esse d’amore o di altro tipo –  riscendiamo la stradina che ci ha portati in vetta e ci concediamo un giro presso i negozietti tipici. Nella via parallela si trovano tutti i ristoranti e pub ed infatti lì ceneremo. Prima però torniamo verso la “città nuova”, che illuminata dalle luci artificiali risulta essere moderna ed elegante. Anche qui vi sono i mercatini di Natale, ormai prossimi alla chiusura, che ben si fondono con i negozi moderni e con il piccolo centro commerciale. Le decorazioni natalizie proseguono per tutte le vie che portano fino alla stazione centrale, poco distante dalla quale si trovano un altro mercatino di Natale ed una grande pista di pattinaggio strutturata a percorso, come quella vista a Vienna. Alle sue spalle, il Palazzo del Teatro Nazionale Croato.

E’ ormai ora di cena e torniamo indietro per goderci un pasto tipico croato in un ristorante tradizionale. Le specialità sono ottime, soprattutto quelle al tartufo, e nonostante l’aspetto molto elegante, i prezzi sono abbordabili. A fatica ci incamminiamo verso l’ostello, visto che il freddo è aumentato ulteriormente rispetto ai -6 del nostro arrivo.


Giorno 9

Il mattino successivo lo conferma: -9 gradi, auto ghiacciate e bibite lasciate sui sedili congelate. Saltiamo la colazione perché contiamo di farla poco dopo, appena superato il confine con la Slovenia, ma non avremmo mai immaginato che alla dogana le procedure fossero tanto lente da farci perdere due ore. Per questo motivo dobbiamo rinunciare a fermarci a Trieste sulla via di ritorno, e ci limiteremo a Lubiana, per poi tirare dritti verso Torino e concludere ufficialmente il viaggio.

E’ dunque l’ultima tappa della nostra avventura, che inizia con una rapida colazione in autogrill e con la difficoltà a capire come pagare il tagliandino per l’autostrada. Solo un miracolo ci fa fermare al posto di blocco di nostra iniziativa per comprarlo, e siamo gli unici a non venire multati tra quelli sprovvisti.

Giunti a Lubiana, ci fermiamo prima di tutto nel quartiere degli artisti. Il quartiere è così definito perché contiene un isolato occupato prevalentemente da giovani artisti, che ne hanno modificato i connotati con le loro opere eccentriche ed i loro murales. E’ molto caratteristico e merita assolutamente una sosta approfondita, oltre ad avere un ostello, per i più appassionati del genere (o per i più coraggiosi tra gli altri, visto lo stile assai spartano di questo). Ci dirigiamo quindi verso il centro, dove ci rendiamo conto di aver pagato 13 minuti di parcheggio quanto 3 ore, poiché non ci siamo resi conto che la sosta è a pagamento solo fino alle 13.

Il centro di Lubiana è molto caratteristico e si sviluppa sul fiume. Il punto più famoso è sicuramente il Triplice Ponte, di fatto un ponte ramificato in tre parti. In questo punto vi sono anche le costruzioni più importanti intorno ad una piazzetta, da cui si scorge bene il Castello. La città è piccolina e alterna bene gli edifici tradizionali a quelli moderni, con un passaggio naturale e non troppo marcato attraverso le vie. Sembra di essere a Venezia, o, per chi vi è stato, ad Utrecht. Vi sono diversi ponti, tra cui quello dei Draghi. Il lungo fiume è caratterizzato da ristoranti e locali tipici (infatti pranzeremo qui), quasi tutti provvisti di tavoli all’esterno con sedie ricoperte in pelliccia e coperte (o funghi riscaldanti) per il freddo. In molti siedono all’esterno, grazie alla giornata soleggiata ed alla temperatura decisamente più vivibile rispetto a Zagabria e precedenti.

Le vie più interne sono ricche di negozietti tipici, in particolare quelli di artigianato o prodotti di design per la casa. Per gli amanti del genere e per gli hipster di tutto il mondo è davvero un paradiso, anche se i prezzi spesso sono cari. Il materiale prediletto è il legno, con cui vengono realizzati soprammobili, orologi, occhiali e accessori di qualsiasi tipo.

E’ ormai ora di ripartire, e lascio Lubiana piacevolmente sorpreso. Stanchi e non troppo entusiasti di tornare a casa, ci rimettiamo in viaggio con la cornice delle montagne slovene al tramonto, uno skyline divenuto simbolo dell’intera nazione. Anche questa avventura termina qui, lasciandoci tanto distrutti dal viaggio quanto appagati; ingrassati ed un po’ più poveri di quanto avremmo immaginato, ma sicuramente più ricchi in altro, ben più importante.

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